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Operazione Untouchables: vince l’eccellenza italiana

CHARLIE'S SUGGESTION

“Il dado è tratto”, disse Giulio Cesare varcando il Rubicone alla volta di Roma. “I giochi sono fatti”, dichiariamo noi, chiudendo ufficialmente il sondaggio di Operazione Untouchables. Le urne digitali, in un tempo molto più breve di quanto il popolare condottiero potesse solo immaginare la propria azione, hanno decretato il vincitore dell’eccellenza imprenditoriale italiana. Alla domanda tormentone “a chi affideresti la guida del nostro Bel Paese fra questi 13 sapienti imprenditori?”, il popolo di internauti ha fatto pendere il tasto “premi e invia” su una donna, del nord, il cui cognome viene associato ad una nota azienda del patrimonio italiano.

E senza troppi indugi possiamo ufficialmente dire che a vincere è lei, Francesca Polti, giovane imprenditrice che senza alcuna esitazione riesce a traghettare la sua azienda familiare, nota per gli ancor più celebri prodotti Vaporetto e Vaporella, fuori dalla crisi con una revisione audace ed appassionata allo stesso tempo. Il risultato? Una rinascita che ha il sapore tipicamente italiano di chi sa prendere in mano le redini dell’azienda e condurla nel mare dei mercati a gonfie vele.

Non sappiamo se a convincere i “digitanti” sia stata proprio la sua attitudine da REVISIONARIA, oppure la notorietà del brand, o ancora la sua storia di eccellenza o in fine l’accoglienza tipicamente femminile del suo sorriso. Ma, a conti fatti, è proprio Francesca Polti a essere accreditata come l’eccellenza imprenditoriale tra le eccellenze italiane con il 19,6% delle preferenze. Sul podio segue con il 14,5% di voti L’EVOLUTORE, Giuseppe Lavazza che, ereditando la forza di un brand della tradizione italiana, si fa notare per la sua capacità di integrare identità differenti in un’unica visione di impresa. Mentre al terzo posto, con il 12,4% di voti, L’IMMAGINIFICO imprenditore marchigiano, Iginio Straffi, grazie forse alla sua attitudine a immaginare qualcosa di improbabile: costruire l’impero dell’animazione, la Rainbow, in un antico borgo del Centro Italia, mettendo a segno successi, giusto per citare, come le WINX, che hanno messo in discussione il primato americano.

Ma, prima di andare avanti con il cervellone elettronico, vorremmo fare una premessa sull’antefatto. Pensiamo infatti che sia doveroso spiegare l’intento di un’operazione che qualcuno potrebbe aver accolto con indignazione, del tipo “mischiare la politica con l’imprenditoria? Che eresia!” Oppure “non si deve confondere la cosa pubblica con la cosa privata!” E in un certo qual modo potremmo anche essere d’accordo con lo sdegno di alcuni. Ma dietro la nostra forse bizzarra operazione vi è una riflessione un po’ meno binaria rispetto a chi dice “il politico faccia il politico, l’imprenditore faccia l’imprenditore, il militare faccia (sempre) il militare, e via dicendo!

Insomma, non ragionando per compartimenti stagni, di fronte all’ennesima manovra a effetto maquillage rivolta a rifare il trucco alla fiducia e alla speranza del sistema economico e sociale del nostro Paese, un giorno abbiamo cominciato a riflettere sul senso e il ruolo del far politica. Ma soprattutto su quale fosse la risorsa necessaria che la politica oggi dovesse mettere in campo per avviare la tanto attesa ripresa del nostro Paese. Già perché se la politica corrisponde a “l’arte di governare le società” per “il bene di tutti”, oggi il suo intento virtuoso sembra confondersi dietro alla compiacenza della sua stessa azione, che trasforma quella medesima arte in artificio di governare il consenso per il bene di pochi. In una parola, la politica sembra smarrirsi nelle logiche di “potere”. Non è un caso che entrambe le parole, “politica” e “potere”, sebbene così distanti negli obiettivi, abbiano una medesima radice comune, PO, che potrebbe anche tradursi in “perdita d’obiettività”, o meglio “perdita d’obiettivo”.

Quando il potere, ovvero la ricerca del maggior numero di follower, prende il sopravvento, l’obiettivo comune non può che svanire dietro a quello personale.

E, di fronte alle premesse di questa nostra riflessione, ci siamo chiesti se oggi l’unico modo per far politica non sia in fondo essere fuori dalla politica. Oppure se la politica debba più semplicemente ritrovare i propri principi ispiratori altrove.

Da qua il passo è stato breve, perché trovandoci a parlare di ispirazione non poteva che venire alla mente Nelson Mandela, quando, divenuto Presidente, si trova a compiere la più grande opera di integrazione tra bianchi e neri. Come? Dando un esempio d’ispirazione al proprio Paese che aveva in sé il seme di quell’integrazione cui era necessario tendere: la squadra di Rugby. Ora non siamo Nelson Mandela, è evidente, ma allo stesso modo ci siamo chiesti a chi ci saremmo potuti ispirare per rilanciare la nostra amata Italia. Del resto per riprogettarsi è necessario saper governare ciò che non conosciamo, l’ignoto, proprio come le tante eccellenze imprenditoriali che costellano il nostro Paese, le quali hanno dimostrato di saper fare impresa, mantenendo fede ai propri obiettivi, per alcuni ritenuti personali, ma che nei fatti hanno saputo costruire prosperità e solidità sociale e culturale.

Eccoci quindi, nella nostra Officina, ognuno a dir la sua sulla capacità di quell’imprenditore piuttosto che sull’attitudine dell’altro. E più ne parlavamo più l’idea prendeva forza, finché non abbiamo deciso:

“Mettiamolo ai voti!”

Questa è la grandezza dell’internet che ci piace, poter utilizzare il mezzo per mettere in rete una riflessione personale partecipando alla costruzione di una visione comune. Così è nato l’obiettivo: costruire una metafora comunicativa che, da una parte, desse valore all’Italia che ha valore e, dall’altra, offrisse una riflessione sull’eccellenza cui ispirarsi. Per farlo però avevamo bisogno delle eccellenze, ovvero degli imprenditori. “Ma quanti?” All’inizio non ci siamo dati limiti. Anzi credo che la prima lista contenesse oltre 50 nominativi di noti e meno noti imprenditori. “E come selezionarli?” Elemento chiave doveva essere l’intoccabilità, ovvero l’assenza dei così detti “scheletri nell’armadio” proprio come gli intoccabili del film di Brian De Palma. E voilà, avevamo anche il nome “operazione untouchables”. Il secondo parametro di selezione era relativo al fatto che i candidati non avessero alcuna evidente attinenza con il mondo politico, giusto per evitare l’effetto coup de théatre: “è il popolo che lo vuole!” Se di ispirazione si tratta, gli imprenditori che sanno far impresa devono continuare a compiere la loro impresa. Poi c’era il fattore diversificazione per riuscire a valorizzare i differenti settori in cui l’Italia viene riconosciuta un’eccellenza in tutto il mondo. E infine, ma non ultima, la storia dell’imprenditore che in una pennellata di parole è divenuta metafora di un’abilità con cui ogni eccellenza è stata iconicamente ridefinita: dall’innovatrice, al contributivo, passando per la sostenibile e il generatore. Tanto per citare alcuni dei 13. Giusto, perché alla fine abbiamo deciso che dovevano essere 13 eccellenze perché 13 sono i nostri Ministeri. Chissà mai che l’ispirazione si possa estendere.

Ma mancava ancora l’artificio comunicativo. Quello che alcuni chiamerebbero la “call to action”.

Tradotto “cosa chiediamo di fare alla rete?”

Il nostro gioco, è così che lo definiamo, prevedeva di domandare “chi vorresti alla guida del Paese?”. Già perché il guidare che richiama il governare, ma che con esso non va confuso, significa accompagnare, orientare, per l’appunto ispirare. Chi guida un popolo ne ispira le azioni, al di là che lo governi. Questa ambivalenza tra il dire e il non dire, ci permetteva di mantenere un velo di provocazione, dato il tema apparentemente politico, che poteva risultare funzionale all’obiettivo. Meno funzionale alle dinamiche della rete, ma adeguata all’obiettivo di riflettere, era la meccanica del sondaggio. L’utente per poter votare doveva conoscere la storia degli imprenditori leggendo ben 13 profili. Quindi, sebbene l’intento del sondaggio fosse molto sociale, la dinamica era altrettanto anti-social. Non volevamo piegare l’obiettivo alle regole di funzionamento del mezzo, ma al contrario integrare il veicolo alla strategia, senza avere la smania di raggiungere numeri vertiginosi. Insomma, lo ammettiamo, abbiamo chiesto agli internauti di trasformarsi in tanti elefanti virtuali recuperando la lentezza tipica di chi riflette. Del resto un voto non si butta mai via.

Photo: Francesca Polti, la vincitrice di Operazione Untouchables

Tutto era pronto e il 20 settembre abbiamo messo online il sondaggio con i 13 untouchables, poco democraticamente selezionati ma altrettanto democraticamente votati. E solo successivamente abbiamo informato gli imprenditori coinvolti, i quali, c’è da dirlo, hanno dimostrato, nessuno escluso, grande signorilità sportiva, perché era essenziale che l’intento alla base del sondaggio attingesse la propria funzionalità da una dinamica comunicativa non istituzionale. Un po’ come nell’antica Grecia, dove, in alcuni casi, ogni cittadino poteva essere sorteggiato casualmente alla guida della Polis.

Inutile dire che dalla messa online fino allo scadere del sondaggio è stato come giocare alla playstation senza avere la mano sul joystick.

In queste due settimane, tra whatsapp, messaggi e telefonate abbiamo attraversato tutte le sfumature di grigio emotivo: dall’entusiasmo dei voti che iniziavano a decollare, alla delusione dei week-end in cui andavano in stallo, all’eccitazione dell’impennata dei voti in concomitanza con un’altra votazione politica che, avendo riscontrato problemi al server, aveva creato una coda digitale che sembrava essersi riversata sul nostro sondaggio. Tra lo stupore di sorpassi, arretramenti e di nuovo accelerazioni siamo arrivati a decretare il vincitore. E al di là delle possibili interpretazioni di supposti comportamenti umani dietro uno schermo, rimane il dato che non può essere decifrato ma solo osservato.

Dal 20 settembre al 4 ottobre sono entrati nel nostro sondaggio 6.083 visitatori, per un totale di 958 voti, che si presume, tranne che non ci sia stato un perseverante hacker dal dito più veloce del west a voler comprovare la fallibilità del nostro sistema, corrispondano ad altrettanti votanti. Quindi hanno espresso la propria preferenza il 15,75% di coloro che hanno visitato il nostro sondaggio. L’affluenza maggiore, il 62,65%, si è avuta dagli uomini, mentre il target che ha votato con maggior frequenza è quello nella fascia di età 46/60 anni con circa il 46%, seguito dai 36/45 anni con il 36%. La vincitrice, Francesca Polti, ha riscosso il maggior gradimento dal target uomini con preferenza in fascia di età 46/60, così come Giuseppe Lavazza, mentre Iginio Straffi riscuote successo nella fascia di età 36/45.

E tutti gli altri 10 intoccabili?

Magari alcuni vorranno sapere dove si è posizionato l’imprenditore che davano per preferito. Abbiamo deciso, per rispondere alla sportività ricevuta dai 13 imprenditori involontariamente coinvolti, che gli altri 10 si sono conquistati tutti la quarta posizione per eguali meriti imprenditoriali, spartendosi il restante 53,50% di voti. Per questo li ringraziamo tutti, nome per nome, in rigoroso ordine alfabetico: Allegra Antinori, Marco Boglione, Brunello Cucinelli, Luca Garavoglia, Barbara Labate, Antonio Percassi, Andrea Pezzi, Renzo Rosso, Valentina Scotti, Alberto Vacchi.

In fondo l’obiettivo del gioco, di questo si trattava, non era decretare un vincitore e un perdente stilando una graduatoria di gradimento, ma premiare il valore di un’Italia che possa essere d’ispirazione e che magari un giorno, dopo tanti oscuranti Governi Ombra, possa rischiarare la nostra Italia con un insperato Governo Luce.