blinkmakers
Il moto comunicativo di Terre In Moto
La comunicazione è alla base dello scambio e della ricostruzione. È questo l’obiettivo di Terre In Moto, realtà marchigiana che in questi complicati mesi sta cercando, con grande impegno e partecipazione, di creare una rete sociale in grado di sviluppare relazioni dal basso per seguire e intervenire sulle problematiche legate al post terremoto. Perché se da una parte è necessario riprogettare ciò che è stato danneggiato, dall’altra sarà essenziale ripensare un territorio tanto ricco quanto fragile. E anche per stimolare la riflessione, che noi b_linkisti abbiamo deciso di ricercare e intercettare quelle realtà locali che stanno sviluppando un lavoro di ricostruzione indipendente e virtuoso, proprio come Terre In Moto.
Come nasce il progetto Terre in Moto e qual è il suo obiettivo?
Terre in Moto è una rete composta di realtà sociali, associazioni ma anche semplici cittadini che ha intrapreso un percorso collettivo rivolto a intervenire sulle problematiche legate al terremoto andando oltre i singoli ambiti comunali. Questo perché, ispirati da un celebre slogan “Si parte e si torna insieme”, siamo sicuri che dall’attuale situazione si possa uscire non come singolo ma come comunità.
Da quali realtà è composto il progetto Terre in Moto?
All’interno della rete sono presenti diversi attori, quali gestori di strutture ricettive, allevatori, associazioni e realtà sociali provenienti principalmente dall’area marchigiana del cratere ma non solo. Infatti, nel corso dei nostri incontri si sono incrociate storie e dinamiche anche molto diverse tra loro, ma unite tutte dalla volontà di seguire e intervenire dal basso sulle problematiche legate al terremoto.
Con quali iniziative e attività state intervenendo su tali problematiche?
Le attività toccano più ambiti. Fin da subito abbiamo prestato molta attenzione alla “narrazione del sisma”, da un lato cercando di mantenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo, sia a livello locale che nazionale, e dall’altro facendo circolare informazioni quanto più possibile puntuali e precise. Purtroppo la comunicazione mainstream in merito a quanto accaduto, a partire dal 24 agosto, è stata spesso lacunosa e imprecisa. Questo ha contribuito a generare confusione sia nel territorio colpito che all’esterno. Oltre a questo aspetto, portiamo avanti un lavoro continuo di monitoraggio della situazione nei vari ambiti d’intervento: sfollati, casette, scuole e tutto quanto richiede la ricostruzione di un quadro della situazione temporalmente fedele alla realtà. Poi c’è l’aspetto sociale e politico legato alla gestione del contesto da parte di Stato e Regione. Su questo siamo intervenuti con presidi, riunioni tecniche e in generale evidenziando i gravi ritardi e le mancanze che a nostro avviso continuano da nove mesi a questa parte.
Nel vostro programma, voi parlate di voler intraprendere un percorso inclusivo e propositivo. Cosa intendete e con quali iniziative lo state agendo?
Terre in Moto è una rete che non richiede tessere o iscrizioni, non ha un direttivo o un presidente. Ci si incontra sulle pratiche e sulla volontà di salvaguardare il territorio attraverso assemblee e un quotidiano lavoro di relazioni.
Dal vostro punto di vista, cosa non sta funzionando nel post terremoto? E qual è la vostra idea di ricostruzione?
Del post terremoto sta funzionando veramente poco e probabilmente nelle Marche la situazione è ancora più grave che nelle altre Regioni del cratere. Ci sono ancora migliaia di sfollati sulla costa che non sanno dove e se saranno spostati, decine di migliaia sono le persone che sono state costrette a lasciare la propria abitazione, delle famose “casette” nemmeno l’ombra, e potremmo continuare all’infinito. A livello generale si può affermare che il problema principale rimane quello dell’allontanamento della popolazione dai propri Comuni con conseguente disgregazione del tessuto sociale ed economico. Si vive in un continuo limbo fatto di informazioni poco chiare e di un sostanziale immobilismo su tutti i fronti. Le uniche tracce di ricostruzione sono quelle legate alle donazioni effettuate da associazioni e fondazioni oltre che da singoli, che se da un lato sono un segnale positivo estremamente importante di solidarietà, dall’altro rischiano di far saltare qualsiasi meccanismo di programmazione in quanto non gestite a livello di sistema. Noi crediamo che la ricostruzione sia un momento per ripensare il territorio non solo dal punto di vista materiale, che rimane comunque centrale, ma anche dal punto di vista delle relazioni e dello sviluppo di comunità solidali e coese. Se da una parte occorre ricostruire ciò che è stato danneggiato o distrutto il quanto più possibile fedelmente a com’era, dall’altra non si può non ripensare nel complesso, da un punto di vista strutturale, un territorio che ha storicamente problematiche legate ai terremoti.
Veniamo alla nostra ultima domanda di rito. Cosa possiamo fare noi da qua per voi che siete là?
La cosa fondamentale è continuare a monitorare la situazione, informarsi andando oltre il muro di gomma delle comunicazioni istituzionali. Quanto più le informazioni circolano più sarà difficile per chi governa abbandonare questo territorio. È quindi molto importante visitare queste zone per rendersi conto che non ci sono solo macerie e naturalmente per aiutare il settore turistico. Inoltre, sarà essenziale appoggiare le iniziative che nelle prossime settimane e nei successivi mesi verranno messe in atto.