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Lo stile oltre lo stile
Come racconta Paola Botta, responsabile Comunicazione & Marketing Silhouette Italia, “non è compito facile, in un mondo sempre più veloce, virtuale e incentrato sull’apparire stimolare un’adeguata brand interaction, ossia relazioni e interazioni fondate sulla partecipazione di valori comuni. Noi di Silhouette siamo riusciti a costruire modalità di interazione che fanno sperimentare direttamente l’unicità della nostra brand identity, percepita dal fruitore come valore aggiunto della nostra azienda.”
Una filosofia questa che, seguendo lo spirito avanguardista proprio dell’azienda austriaca, è stata di ispirazione nel 2014 per celebrarne il 50° anniversario. Uno story making sviluppato in tre atti che si è inserito, come una pennellata, all’interno del paradigma di comunicazione del brand.
Project: AvantLiteStyle – marzo/aprile 2014
Il primo atto è stato dedicato ad un celebre prodotto di Silhoeutte Eyewear. Già perché se un occhiale potesse parlare direbbe molto di sé, delle epoche che ha segnato, della passione di chi lo ha inventato, delle icone che hanno scelto proprio quell’icona per esprimere il tempo; così come probabilmente racconterebbe delle vibrazioni di ogni persona che ha scelto di esprimere la propria singolarità attraverso l’avanguardia del suo stile. E convinti che un oggetto possa parlare se dotato di consistenza, proprio per i 50 anni dell’azienda, abbiamo deciso di rappresentare il suo celebre prodotto Futura, capostipite dell’innovazione del brand, attraverso la storia di un personaggio di fantasia che trasferisce la propria anima a quell’oggetto inanimato. Grazie alla sapiente mano di Giuseppe Fontana, illustratore fumettista, quella storia prende consistenza in 4 tavole concepite come quadri viventi di un’icona di un tempo fuori dal tempo.
Il dialogo invece è stata la rappresentazione scelta per la campagna italiana Avant-Litestyle 2014, protagonista del Fuorisalone e realizzata per Silhouette Eyewear all’interno del paradigma di comunicazione “Staylite”. Nelle immagini realizzate dal fotografo Francesco Pizzo a raccontare i 50 anni di visionaria innovazione dell’azienda austriaca sono proprio quelle persone che quotidianamente vivono sottraendosi dagli schemi comuni: i Litestylers, ovvero ambassador dello stile della leggerezza. Otto volti, colti nella svelata armonia della propria identità, sui quali domina la stessa domanda provocatoria “Chi sei?” Una domanda che si rivolge tanto al soggetto della campagna quanto allo stesso fruitore per rompere degli stereotipi costrittivi che vedono la persona identificata nel suo apparire piuttosto che nella sua essenza. Ognuno degli 8 volti gioca mettendosi a nudo per rivelare la propria identità, sottolineando così la missione che Silhouette ha perseguito per 50 anni: dare vita a prodotti che consentissero di dar voce alle singolarità delle persone piuttosto che all’omologazione. Le differenze degli otto soggetti diventano paradossalmente il contrappunto della continuità delle linee di Futura, oggetto cult degli anni 70, e l’attuale TMA The Icon che, incorniciando i volti, s’intersecano tra di loro quasi a evolvere uno nell’altro senza interruzione temporale. Una coerenza innovativa, quella di Silhouette, che prosegue ormai da mezzo secolo.
Atto conclusivo dello story making del 2014 è stata invece la Design Week, dove prende forma, in una sola parola, Avant Litestyle, un importante tassello nello sviluppo del paradigma comunicativo dell’azienda. Dall’8 al 13 aprile 2014, nel cuore del Fuorisalone, abbiamo affiancato Silhouette nella messa in scena della propria rappresentazione attraverso il Litestyle Atelier, lo spazio nel quale cinque diversi artisti, grazie alla propria creatività e arte, hanno interpretato ognuno una differente chiave di lettura di quello che per loro significa lo stile della leggerezza. La sospensione è stato il tema dominante per la food designer Francesca Alberoni, passando poi all’identità raccontata dall’installazione multimediale di Beatrice Marchi; la visione è invece il tema affrontato dal fotografo Ivan Sarfatti, cui è seguita la sottrazione dell’opera pittorica di Viviana Valla, per concludere con la flessibilità della materia dello scultore Simone Mocenni Beck.