Bill Millighan non era un abile comunicatore
Conosci Bill Milligan? No? Allora passiamo alla domanda di livello due. Ti è mai successo di avere un problema e che non sia responsabilità di nessuno? Se ti è capitato, allora sappi che potrebbe essere stato Bill Millighan. Chi è costui? Ecco la sua storia. Negli anni ’70 in America ci fu un caso eclatante di un tizio, un certo Bill Millighan per l’appunto che, nonostante avesse commesso efferati delitti documentati da prove certe, fu scagionato perché ritenuto innocente dei fatti avvenuti. Vi chiederete come sia possibile. Ebbene a discolpa di tali azioni, la sua mente fu dichiarata “una stanza piena di gente”, ovvero una personalità multipla, più che multipla, visto che nella sua psiche risiedevano ben 24 personalità, anzi 24 persone, come le definiva l’accusato, che non sapevano l’una dell’esistenza dell’altra. L’alibi dell’assoluzione fu quindi l’assenza d’integrazione delle tante personalità che abitavano la sua mente, ognuna con differenti abilità prodigiose, che però, non comunicando tra di loro, non potevano contribuire alla sanità della persona centrale. Fu così avviato uno dei primi processi sperimentali di integrazione della personalità multipla. Leggendo questa storia, ti sei immedesimato? Non vorremmo essere fraintesi, non intendevamo dire che tu soffra della sua stessa sindrome, ma se Bill Millighan fosse metafora di un’organizzazione, cosa succederebbe? Se quelle 24 personalità, alle quali oltretutto non potrebbe essere applicato l’articolo 18 per evidente esubero numerico rispetto alle 15 previste, fossero gli attori di un’azienda, come potrebbero comunicare senza sapere dell’esistenza l’uno dell’altro? Ma soprattutto come potrebbero intendersi su qualcosa che non hanno contribuito a costruire e che quindi continuano a fraintendere? Costruire una personalità organizzativa non è solo questione di numeri, né tanto meno si basa sul senso di appartenenza ad una visione aziendale rivelata in modalità “valori di Fatima”, così come non può ripiegare in soluzioni standardizzate da appiccicarsi addosso come l’ennesima profezia di Nostradamus. Così facendo, si corre il rischio di generare personalità multiple organizzative in cui alcuni vanno dove gli si dice di andare e altri invece non sanno neanche dove devono andare. E quella stanza che sembra piena di gente in un istante si svuota di senso inseguendo modelli organizzativi calati dall’alto, che si alternano tra il divertissment del convincimento e la promessa di una duratura felicità. Ma ricorda: se hai un problema, potrebbe essere stato Bill Millighan.
Ciò che è vuoto non è pieno, ma ciò che è pieno può esser vuoto
Ora che conosciamo Bill Millighan, la domanda centrale è come evitare che un’organizzazione produca il frammentario fenomeno di una stanza piena di gente. La soluzione sembra apparentemente semplice: costruendo il “palcoscenico organizzativo” di cui tutti siano autori e attori. L’Officina della Comunicazione BLINK non è un consulente che mira ad appiccicare sull’organizzazione l’ultima moda in fatto di ciò che è giusto fare, ma uno strategy designer che attraverso un processo di co-costruzione affianca l’impresa nello sviluppo del proprio paradigma organizzativo e culturale, generando valore ed evoluzione di sistema. L’obiettivo dell’intervento, che si basa sull’integrazione delle differenze e la trasformazione di situazioni di rischio in opportunità di sistema, è la creazione di palcoscenici organizzativi all’interno dei quali ci si intenda più che fraintenda e per questo flessibili ai cambiamenti d’impresa e agli scenari di mercato.
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L’Officina della Comunicazione BLINK si rivolge alle imprese protagoniste degli attuali mercati nelle differenti espressioni: aziende, organizzazioni, fondazioni e professionisti, affiancandole nella costruzione e nello sviluppo della propria paradigm strategy con la finalità di far emergere il differenziale ed elevare i risultati d’impresa. (prosegui)