Se la mia storia dovesse avere un titolo, potrebbe essere “storia di un irrequieto viaggiatore”. Irrequieto non perché inquieto ma perché curioso. Una curiosità che ha guidato la mia evoluzione umana e professionale, al punto da arrivare a ripensare, rivedere e, per alcuni, a stravolgere, almeno in apparenza, il focus della mia vita.
E così quando si è trattato di iscrivermi all’università, ho deciso di perseguire la mia anima scientifica e razionale, forte forse anche delle orme paterne, iscrivendomi a ingegneria al Politecnico di Milano. Sono stati anni d’intenso apprendimento da cui ho ricavato l’amore per la disciplina e il rigore metodologico, ma anche di continuo confronto con me stesso, al punto da accorgermi, quando ormai la meta era vicina, che l’abito dell’ingegnere non sarebbe stato quello che avrei scelto di indossare.
Esplorare il mondo della logica matematica era stato per me un viaggio incredibile ma non la tappa cui volevo tendere. Arriva quindi quel saltus, quel punto di rottura che mi conduce dall’iniziale interesse per le leggi di causa-effetto alla passione di esplorare e osservare il mondo di ciò che non potrà mai essere logico, perché logica non c’è nella mente umana.
Ecco quindi che quella curiosità irrequieta prende forma in un nuovo percorso di studi che mi porta a far evolvere il precedente. Mi iscrivo così alla Facoltà di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano e quasi in contemporanea avvio l’attività di tutor ABA (Applied Behavior Analysis), dove mi confronto con la diversità e apprendo che essa non è inabilità ma semplicemente ricchezza espressiva. Tra il 2013 e il 2014, i miei apprendimenti e applicazioni nel mondo della psicologia, si integrano con la formazione in coaching, inteso come potenziamento delle risorse umane. Mi formo in qualità di coach a orientamento ericksoniano, presso il Milton Erickson Institute di Torino, dove approfondisco lo studio del linguaggio come componente essenziale di cambiamento, la parola come punto di connessione tra emozione e comunicazione. E’ questo il bagaglio con cui, nel 2015, arrivo alla stazione Blink, uno spazio per me di continua ricerca e sperimentazione. Qui collaboro allo sviluppo di progetti di cambiamento comunicativo, oltre che alla supervisione dei processi nell’ambito dei percorsi di formazione imprenditoriale e professionale, mettendo a disposizione la mia expertise come emotional facilitator.
Si apre così una nuova fase che mi conduce a portare la mia attenzione formativa e professionale proprio sulla sfera emotiva, indagando come l’utilizzazione delle emozioni possa essere il motore evolutivo della persona e dei sistemi umani, energia che genera cambiamento.
Blinkmakers
Officina della comunicazione