#6 Pillola di cinismo

Qualche settimana fa ci siamo imbattuti sui social in una strabiliante esperienza remedita che ha attirato la nostra attenzione.

Stiamo parlando di una tavola rotonda aumentata a tema giovani e lavoro. L’obiettivo degli organizzatori, tra l’altro meritevole, era far dialogare sul problema della disoccupazione giovanile e sul conseguente alibi dei tirocini e stage, le due posizioni chiamate in causa: chi cerca lavoro da una parte, ovvero i millennials, e chi il lavoro dovrebbe offrirlo, vale a dire le aziende.

Sorvoliamo sulla riuscita o meno del dialogo, visto anche il commento del moderatore che ha evidenziato come la rappresentanza delle due parti fosse poco virtuosa e molto virtuale continuando a spostare l’ago della bilancia dal trovare soluzioni congiunte a scontrarsi su fattori normativi e burocratici.

Ma un’esortazione su tutti ha destato in noi qualche perplessità. Dichiarazione quest’ultima che guarda caso non arrivava da un etichettato millennial, piuttosto da un rappresentante di un’azienda che, con una certa sollecitudine, incitava i presenti e assenti a

“combattere, perché siccome siete tanti e posto per tutti non c’è, purtroppo, dovete trovare il vostro elemento distintivo.”

Tenendo in secondo piano la considerazione sulla ricerca a comando dell’elemento distintivo che tutti hanno del resto e apprezzando molto quel “purtroppo“, la domanda sulla prima parte dell’affermazione è: come si conciliano, nell’era della tanto proclamata contribuzione e partecipazione, suggerimenti che odorano del vecchio detto “mors tua, vita mea“?

E ancora una volta. Quel giovane che avrà imparato a sgambettare a colpi di “distintività” per ottenere il posto di lavoro, quale attitudine porterà con sé nella cultura organizzativa?

Quella dello sgambetto “ops mi dispiace” oppure quella della partecipazione a costruire?

photo credits: Danielle Macinnes // Unsplash